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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-05 ad oggi 2010-06-06 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

2010-06-06 LA VISITA Da Cipro il monito del Papa per il M.O. "Stop a tensione, o sarà bagno di sangue"

Il pontefice presenta l'Instrumentum Laboris, il documento base del prossimo sinodo vaticano dedicato alla regione mediorientale. "L'estremismo islamico è una minaccia per tutti"

 

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Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-05 ad oggi 2010-06-06

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2010-06-05

5 giugno 2010

IL VIAGGIO A CIPRO

Il mondo ha bisogno della Croce

Papa Benedetto XVI, durante la messa celebrata nella parrocchia di Santa Croce a Nicosia, ha esortato le minoranze cristiane e, soprattutto, i religiosi, a non cedere alla tentazione di emigrare dal Medio Oriente. La loro presenza, ha sottolineato, è un segno di "speranza" per la regione. "Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale - ha detto il papa - dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore".

"Dove i cristiani sono in minoranza, dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose, molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso. In situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo, è un segno straordinario - ha aggiunto - di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella regione".

"La loro sola presenza - ha concluso - è un'espressione eloquente del Vangelo della pace" e "dell'incrollabile impegno della Chiesa al dialogo".

Ai cattolici di Cipro. Papa Benedetto XVI, incontrando stamani la piccola comunità di cattolici maroniti di Cipro, è tornato ad esortare i cristiani al dialogo, sia tra le loro diverse chiese sia con i "non cristiani". "Guardando al dialogo interreligioso - ha sottolineato nel suo discorso nella scuola elementare di San Marone - molto ancora occorre fare nel mondo". "Solo attraverso un paziente lavoro di reciproca fiducia - ha proseguito - può essere superato il peso della storia passata, e le differenze politiche e culturali fra i popoli possono diventare un motivo di operare per una maggiore comprensione". "Vi esorto - ha concluso - ad aiutare a creare tale vicendevole fiducia fra cristiani e non cristiani, come fondamento per costruire una pace durevole e un'armonia fra i popoli di diverse religioni, regioni politiche

e basi culturali".

Il discorso alle autorità. "Senza un riferimento chiaro ai principi etici della "legge naturale", il mondo rischia di diventare un "luogo pericoloso": lo ha detto papa Benedetto XVI, incontrando stamani le autorità civili della Repubblica di Cipro e il corpo diplomatico nei giardini del palazzo presidenziale di Nicosia. "Anche ai giorni nostri - ha ammonito - siamo testimoni di tentativi di promuovere pseudo valori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani".

Compito delle autorità pubbliche è quello di "promuovere la verità morale" e "fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale". "Individui, comunità e stati senza la guida di verità morali oggettive, diverrebbero egoisti e senza scrupoli, ed il mondo sarebbe un luogo pericoloso per viverci", ha avvertito.

Poi l'ampio discorso sul ruolo dei diplomatici e dei politici, arricchito da riferimenti agli antichi filosofi greci, da Platone a Aristotele, ma anche ai grandi filosofi islamici e cristiani. Nella vita di pubblico servizio, ognuno "deve essere impegnato a servire il bene degli altri nella società, a livello locale, nazionale ed internazionale" ha detto il Papa.

"Il bene comune - ha sottolineato - viene servito precisamente attraverso l'influenza di persone dotate di una chiara visione morale e di coraggio". "La rettitudine morale e il rispetto imparziale degli altri e del loro benessere - ha ripetuto ancora una volta - sono essenziali al bene di qualsiasi società, dato che essi stabiliscono un clima di fiducia nel quale ogni relazione umana, religiosa o economica, sociale e culturale, o civile e politica, acquista forza e sostanza".

Ciò aiuta a prendere "le giuste decisioni" e a "promuovere una genuina riconciliazione" nelle crisi internazionali. "Quando le parti riescono ad innalzarsi dal proprio modo di vedere gli eventi, acquisiscono una visione oggettiva e integrale" ha concluso il Papa.

Ad ascoltarlo, nel prato all'inglese del palazzo presidenziale alcune decine di rappresentati diplomatici. Sul palco un'orchestra d'archi giovanile ha preceduto il discorso del Papa.

 

 

 

5 giugno 2010

MEDIO ORIENTE

Bloccata la Rachel Corrie

Nessuno scontro con i pacifisti

I soldati israeliani hanno abbordato la Rachel Corrie, ma non v'è stato alcuno scontro con i pacifisti a bordo. Lo ha riferito un portavoce delle forze armate israeliane. La nave "è passata sotto il controllo" delle forze israeliane, ha poi confermato un portavoce militare, aggiungendo che l'abbordaggio è avvenuto "senza scontri" e "senza alcuna resistenza" da parte dell'equipaggio.

Gli attivisti di Free Gaza hanno confermato sul profilo Twitter dell'organizzazione che l'abbordaggio da parte della marina israeliana è avvenuto via mare, senza l'uso di elicotteri, e senza nessuna violenza.

La Rachel Corrie, che cercava di rompere - con un carico di aiuti e 19 attivisti filo-palestinesi a bordo - il blocco imposto alla Striscia di Gaza dallo Stato ebraico, è entrata nel porto israeliano di Ashdod, scortata da imbarcazioni militari israeliane. È quanto riferisce Ynet, il sito web del quotidiano

israeliano Yedioth Ahronoth.

Le autorità israeliane hanno fatto sapere che gli attivisti a bordo della Rachel Corrie verranno

"trattati in modo diverso" rispetto a quelli delle sei navi della Flottiglia di pace assaltata dai commando israeliani lunedì scorso, che sono stati trattenuti per alcuni giorni nel carcere di Beersheva, poi trasferiti a Tel Aviv e imbarcati su diversi voli.

Gli attivisti della Rachel Corrie, invece, dovrebbero rimanere nel porto di Ashdod e una volta che le merci a bordo della nave saranno state scaricate potranno risalire sull'imbarcazione. La Marina

israeliana accompagnerà quindi la Rachel Corrie fuori dalle acque territoriali israeliane. Il diverso "trattamento" è stato deciso perchè gli attivisti della nave iralandese "non hanno commesso reati, non hanno opposto resistenza e hanno raggiunto accordi con le forze di sicurezza israeliane".

LE FASI PRECEDENTI

"Abbiamo stabilito un contatto, ma l'equipaggio non coopera", ha detto un portavoce militare, ribadendo che le forze israeliane hanno chiesto alla Rachel Corrie di deviare "verso il porto di Ashdod" e lasciando intendere che a questo punto la nave potrebbe essere abbordata.

Resta tuttavia confermata, per il momento, la mancanza di qualsiasi segno di scontro. Ieri sera il ministero degli Esteri irlandese e quello israeliano avevano delineato un'ipotesi di accordo affinchè la nave potesse attraccare ad Ashdod con la garanzia israeliana dell'apertura di un corridoio via terra attraverso il quale lo stesso equipaggio avrebbe potuto poi consegnare il suo carico di aiuti a Gaza, previ i controlli di sicurezza.

Ma gli attivisti filo-palestinesi a bordo hanno fatto sapere di non volervi aderire. "Noi - ha dichiarato nella notte per telefono dalla nave uno dei pacifisti, John Graham - non abbiamo intenzione di accettare alcuna intesa che ci voglia coinvolgere legittimando l'assedio (navale israeliano) contro la Striscia di

Gaza".

Intanto oggi il quotidiano britannico Guardian, citando le autopsie svolte in Turchia, scrive che i nove attivisti turchi uccisi dalle forze armate israeliane nel corso del blitz contro la Freedom Flotilla sono stati raggiunti da almeno una trentina di colpi d’arma da fuoco.

Si tratterebbe di pallottole da 9 millimetri, sparate in molti casi da distanza ravvicinata; cinque delle vittime sono state colpite alla testa, scrive il medico legale turco, incaricato di effettuare le autopsie dal ministero della Giustizia di Ankara. In particolare, Ibrahim Bilgen, 60 anni, è stato colpito da 4 proiettili alla tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Un diciannovenne, Fulkan Dogan, con cittadinanza americana, è stato raggiunto da cinque colpi sparati da meno di 45 centimetri, alla faccia, alla nuca, due volte alle gambe e una alla schiena.

Altri due uomini sono stati uccisi da almeno quatto colpi ciascuno e cinque delle vittime hanno ricevuto proiettili nella schiena, ha riportato Yalcin Buyuk, vice-presiente della commissione di medicina legale.

 

 

 

 

5 Giugno 2010

ISKENDERUN

Turchia, lunedì i funerali

di monsignor Padovese

Si svolgeranno lunedì prossimo i funerali del vescovo Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia, assassinato a coltellate a Iskenderun dal suo autista. Dopo la cerimonia nella cattedrale dell'Annunciazione a Iskenderun, la salma sarà trasferita a Milano dove però non è stata ancora programmata la cerimonia funebre. La salma sarà poi sepolta nella tomba di famiglia. Monsignor Padovese aveva infatti espresso il desiderio di essere sepolto vicino a sua madre.

IL TELEGRAMMA DEL PAPA

Papa Benedetto XVI si unisce ai religiosi e a i fedeli della Chiesa turca nel "raccomandare la nobile anima dell'amato pastore" monsignor Luigi Padovese "all'infinita misericordia di Dio" e nel rendere grazie "per la sua testimonianza altruistica al Vangelo e per il suo risoluto impegno al dialogo e alla riconciliazione che hanno caratterizzato la sua vita sacerdotale e il suo ministero episcopale". È quanto afferma Benedetto XVI in un telegramma di cordoglio per la morte di monsignor Padovese, vicario apostolico in Anatolia ucciso a coltellate dal suo autista in Turchia, indirizzato al nunzio apostolico monsignor Antonio Lucibello e firmato del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. Profondamente addolorato per la morte del vescovo, "il Santo Padre - continua il telegramma diffuso dalla sala stampa vaticana - chiede a Lei di trasmettere le sue sentite condoglianze e l'assicurazione della sua vicinanza nella preghiera ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli della Chiesa turca".

CONFERMATO L'ARRESTO DELL'AUTISTA

Il Tribunale penale di Iskenderun ha confermato l'arresto per Murat Altun, il 26enne che ha assassinato ieri il vescovo Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale turca e vicario apostolico dell'Anatolia. Lo rende noto l'agenzia Anatolie, senza però specificare il capo d'accusa. Dovrebbe comunque trattarsi di omicidio. Altun ha dichiarato alla polizia di aver agito dopo aver avuto una "rivelazione divina". Il sospetto omicida, convertito al cattolicesimo, aveva da poco terminato una terapia psichiatrica. Per oltre quattro anni autista del vicario apostolico, Altun ha pugnalato Padovese nel giardino della abitazione a Iskenderun, nel sud della Turchia.

"Non ci sono moventi politici o religiosi"

"Siamo praticamente certi che non ci sono moventi di carattere politico o di intolleranza religiosa, che non sono connessi con la situazione di tensione di questi giorni perchè l'autore che, da quanto risulta, sarebbe una persona che faceva dei servizi in casa ed era anche l'autista di mons. Padovese soffriva di squilibrio psichico e in particolare negli ultimi giorni di depressione abbastanza evidente". Lo ha detto il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi, intervistato dalla Radio Vaticana prima della partenza del Papa per Cipro. Questo drammatico episodio, ha aggiunto il gesuita, influenzerà in un certo qual modo la visita del Papa, "le darà un tono diverso da quello che avrebbe avuto senza di esso". In particolare, ha spiegato ancora alla Radio Vaticana, "un tono di grande intensità alla preghiera, di grande serietà di ciò che è in gioco, la testimonianza del Vangelo può costare anche la vita. Ecco - ha spiegato Lombardi - questo ci invita a vivere questi incontri e questo

pellegrinaggio del Papa nel cuore del Medio Oriente con una intensità spirituale e con una comprensione della serietà di ciò che è in gioco".

Da parte sua, sempre alla Radio Vaticana, il nunzio ad Ankara, mons. Antonio Lucibello, ha però ammesso: "Sappiamo purtroppo poco, a parte il fatto in sè, il fatto di cronaca. L'unico collaboratore che c'era lì, nella sede del Vicariato, mi ha avvisato. Lui era in sede ad Iskenderun, mons. Padovese

invece era fuori con l'autista". "Ho dato istruzioni - ha rivelato il rappresentante vaticano in Turchia - al vicario generale, padre Domenico Bertogli, che è il parroco della nostra comunità di Antiochia, di recarsi subito sul posto; mi sono sentito con l'arcivescovo Ruggero Franceschini, l'arcivescovo di Smirne, che è stato predecessore di mons. Padovese ad Iskenderun, il Vicariato apostolico dell'Anatolia, il quale ha deciso di recarsi sul posto insieme ad un altro suo collaboratore".

Ieri mons. Franceschini aveva detto di non credere personalmente alla spiegazione dell'omicidio unicamente come gesto di uno squilibrato. Si tratta, ha detto infatti mons.Franceschini, di un "luogo comune che era già stato utilizzato per don Andrea Santoro", e che se non c'è nessun "movente politico" dietro l'omicidio potrebbero esserci "focolai fomentati anche dalla stampa", mentre altre volte ci si è serviti di squilibrati per compiere attentati e aggressioni.

Da parte sua AsiaNews, agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, registra che "diversi dubbi serpeggiano sulla malattia" dell'autista arrestato e che "tra i fedeli e il mondo turco si fa fatica ad accettare la sola tesi della malattia psichica del giovane". Infatti "diversi attentati negli anni scorsi sono stati compiuti da giovani definiti 'instabilì, rivelatisi poi in legame con gruppi ultranazionalisti e anti-cristiani". "A diversi osservatori - afferma l'agenzia del Pime - pare che governanti, politici, autorità civili turche evitino di riflettere con serietà su questi avvenimenti. E si rischia di liquidare tutta

questa violenza dicendo solo che non si è d'accordo, che è il gesto di un pazzo isolato, un gesto occasionale di un giovane fanatico dell'Islam".

Dai cristiani e dai volontari di alcune ong turche arriva, scrive AsiaNews, "la richiesta che le indagini non si fermino all'arresto dello squilibrato di turno, ma scavino più in profondo". Il corpo di mons. Padovese, riferisce ancora la fonte, "è stato trasferito all'ospedale di Adana, città vicina, più attrezzata, per essere sottoposto ad autopsia". Secondo AsiaNews, "i funerali di mons. Padovese si svolgeranno a Milano, sua città di nascita, non prima di mercoledì 9 giugno".

ASSALTO IN CASA

di Francesca Bertoldi

Era tornato alla residenza vicino al mare per riposare. In un quieto giardino a Iskenderun, nel sud della Turchia, monsignor Luigi Padovese è morto, accoltellato da chi era considerato uno dei suoi collaboratori più fedeli, trattato da sempre come un figlio. A uccidere il vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca è stato infatti il suo autista personale, Murat Altun, di appena 26 anni, che da cinque anni accompagnava monsignor Padovese in tutti i suoi spostamenti, Italia compresa. Una persona fidata, sicura, conosciuta da tutto lo staff del presule, che ieri è stato fermato dalla polizia.

Ancora incerto il movente dell’omicidio. Le autorità turche e la prefettura stanno facendo tutti i riscontri della situazione. Rimangono aperte le diverse piste ma per il momento quella dell’omicidio a sfondo politico-religioso sarebbe la meno ipotizzabile, mentre sembra più probabile quella di un raptus di follia da parte del giovane, che da qualche tempo pareva soffrire di crisi depressive. Un’opinione condivisa anche dal Nunzio Apostolico, monsignor Antonio Lucibello, che esclude "una relazione o analogia tra i precedenti fatti di sangue accaduti in questo Paese", in particolare con l’assassinio di don Andrea Santoro avvenuto nel febbraio del 2006 a Trebisonda. "Padre Santoro – spiega il nunzio apostolico – fu ucciso da un giovane per un atto di fanatismo politico-religioso. In questo caso mi sento di escludere un simile gesto di fanatismo compiuto da uno stretto collaboratore, che ha sempre dato l’impressione di essere una persona di fiducia. Tutto è possibile, ma al momento non ci sono spiegazioni plausibili".

Di "gesto di uno squilibrato" ha subito parlato il governatore della regione di Hatay, Celalettin Lekesiz e la stessa assistente del vicario ha confermato il precario stato di salute mentale del giovane autista. "Murat da almeno una quindicina di giorni soffriva di una grave depressione, nell’ultimo periodo si vedeva spesso con monsignor Padovese che stava cercando di aiutarlo a risollevarsi. Gli aveva anche chiesto di accompagnarlo a Cipro, ma l’autista si era rifiutato", ha spiegato ieri suor Eleonora de Stefano, francescana delle missionarie dell’Immacolata Concezione, che ha raccontato le ultime ore di vita del vicario apostolico all’agenzia missionaria Misna. Assistente personale e segretaria di monsignor Padovese da ben 22 anni, suor Eleonora ha raccontato che monsignor Padovese se ne è andato dal vicariato verso le 11.30 alla volta della casa al mare. "Murat l’ha raggiunto più tardi. Doveva pranzare con monsignor Padovese per parlare del prossimo viaggio a Cipro, dove il vicario si sarebbe dovuto recare per la visita del Papa. Alle 13, quando l’ho sentito per l’ultima volta, mi ha detto di annullare sia il biglietto di Murat per Cipro sia il suo, visto che non si sentiva molto bene", racconta ancora suor Eleonora. Su quello che è accaduto dopo, per ora è buio completo, ma dal vicariato sembrano certi che i due uomini fossero da soli a pranzo quando si è verificato l’omicidio.

A non essere pienamente convinto della tesi della follia è però l’arcivescovo di Smirne e predecessore dello stesso Padovese alla guida dei vescovi di Turchia, monsignor Ruggero Franceschini: "La tesi del matto che uccide è un luogo comune che era già stato utilizzato per don Andrea Santoro", ha sottolineato ieri. Monsignor Franceschini esclude il "movente politico" dietro l’omicidio, ma non l’esistenza di "focolai fomentati anche dalla stampa. Anche la persona che ha gettato una bomba molotov sulla nostra cattedrale di San Policarpo, qui a Smirne, è stato definito "un malato mentale" – ha spiegato monsignor Franceschini –. E ci può essere sempre qualcuno che approfitta di difficoltà psicologiche per spingere a fare queste cose".

Da parte sua, il governo turco ha espresso "cordoglio" attraverso un messaggio del ministro della Cultura Ertugrul Gunay, definendo Padovese come "una persona straordinaria che contribuiva al dialogo fra le religioni".

La biografia. Luigi Padovese era nato a Milano il 31 marzo del 1947. Il 4 ottobre del 1965 fa la prima professione nei frati cappuccini ed esattamente 3 anni dopo quella solenne. Il 16 giugno del 1973 viene ordinato sacerdote. Professore titolare della cattedra di Patristica alla Pontificia Università dell'Antonianum. Fino ad essere ordinato vescovo è stato per 16 anni direttore dell'Istituto di Spiritualità nella medesima università. Professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Accademia Alfonsiana. Per 10 anni è stato visitatore del Collegio Orientale di Roma per la Congregazione delle Chiese Orientali. Consulente della Congregazione per le Cause dei Santi. L'11 ottobre 2004 viene nominato Vicario Apostolico dell'Anatolia e vescovo titolare di Monteverde. Viene consacrato a Iskenderun il 7 novembre dello stesso anno.

 

 

 

 

4 Giugno 2010

Sconvolgente coincidenza

Il sangue e la Parola

La pugnalata che ha colpito a morte il vicario apostolico dell’Anatolia è arrivata alla vigilia del viaggio del Papa a Cipro, l’ultimo Paese diviso d’Europa, occupato per un terzo del suo territorio dall’esercito di Ankara, ma anche laboratorio di dialogo e riconciliazione tra le fedi. Probabilmente, (così almeno vogliamo sperare), il turco che ha spento per sempre il sorriso di un uomo saggio e buono come monsignor Luigi Padovese ne era ignaro.

Ma la coincidenza è sconvolgente e non fa che aggiungere ulteriore sgomento e preoccupazione al grande turbamento e alla profonda tristezza di queste ore. "È stato il gesto di uno squilibrato", si sono subito affrettati a dichiarare le autorità turche, mentre l’effettiva dinamica del brutale omicidio resta tutta da spiegare. Atto di follia? Può darsi, ma non possiamo non domandarci come mai siano così numerosi nel Paese della Mezzaluna, e perché siano quasi sempre diretti contro gli esponenti delle minoranze religiose.

È una lunga scia di sangue, iniziata quattro anni fa con l’assassinio di don Andrea Santoro a Trebisonda, proseguita con l’uccisione in pieno centro ad Istanbul del giornalista armeno Hrant Dink, simbolo di una diversità etnica e religiosa aperta al dialogo, e poi con la macabra esecuzione a Malatya di tre protestanti evangelici, senza contare le minacce e le aggressioni ai preti cattolici fra cui il ferimento del padre cappuccino Andrea Franchini di Smirne. Tutti uomini di pace, colpiti dall’odio e dalla violenza. Lo era in modo del tutto speciale monsignor Padovese, impegnato nel dialogo con il mondo musulmano e tenace negoziatore, stimato anche dalla controparte governativa, deciso a strappare spazi sempre più larghi per la libertà religiosa in un Paese dove al vecchio laicismo nazionalista imposto da Atatürk si è sovrapposto il recente islamismo politico del premier Erdogan.

Sognava "una Chiesa turca rinvigorita e più consapevole della propria fede" il vescovo dell’Anatolia. L’aveva affermato in un’intervista pochi giorni fa, mentre si preparava a partire per Cipro dove domenica prossima, insieme con i capi delle Chiese orientali, avrebbe ricevuto dalla mani di Benedetto XVI l’<+corsivo>Instrumentum laboris<+tondo> in vista del Sinodo sul Medio Oriente che si terrà a Roma in autunno. La sua tragica scomparsa ci ricorda l’estrema precarietà della condizione dei cristiani in questa regione dove la Chiesa mosse i suoi primi passi.

"Le radici sono in Terra Santa, i rami sono in tutto il mondo ma il tronco dell’albero è cresciuto qui in Turchia", era solito dire monsignor Padovese. Parole che suonano come viatico alla visita pastorale di Benedetto XVI a Cipro dove ha sede la più antica comunità cristiana dopo quella di Gerusalemme. Fu qui che San Paolo compì il suo primo viaggio missionario che, secondo la tradizione, si concluse a Pafos, legato e flagellato a una colonna. E oggi, per la prima volta in duemila anni, giunge il Pontefice di Roma, "l’uomo che costruisce i ponti". Ma qualcuno ha voluto metterci una mina distruttiva, tanto più deflagrante quanto più l’intero Medio Oriente è tornato in questi ultimi giorni a riesplodere pericolosamente.

Tante, troppe coincidenze inquietanti che aleggiano su quella che intende essere una visita nel segno della pace, del perdono e della riconciliazione. Improvvisamente e brutalmente il viaggio di Benedetto XVI a Cipro inizia nel segno del sacrificio, con il sangue versato di un testimone della fede che, come diceva Tertulliano, è fecondo di nuova vita.

Luigi Geninazzi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-06-06

"Bisogna sUperare le differenze e portare la pace dove c'è conflitto"

"Ingiusta l'occupazione di Israele

Basta tensioni o sarà un bagno di sangue"

Il documento dei vescovi mediorientali: "Da decenni diritti umani e diritto internazionale non rispettati"

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Benedetto XVI durante una delle messe celebrate a Cipro (Ansa)

Benedetto XVI durante una delle messe celebrate a Cipro (Ansa)

MILANO - È "urgente" che la Comunità internazionale intervenga per porre fine alla tensioni in Terra Santa, prima che si arrivi ad un bagno di sangue: è l'appello di Papa Benedetto XVI che, al termine della messa celebrata oggi allo stadio coperto di Nicosia, a Cipro, ha consegnato ai rappresentanti dell'episcopato del Medio Oriente l'Instrumentum Laboris, il documento elaborato dagli stessi vescovi dell'area in vista del Sinodo per il Medio Oriente che si terrà a ottobre in Vaticano.

LE CRITICHE A ISRAELE - Nel testo è contenuta una critica tutt'altro che velata al governo israeliano: "Da decenni, la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l'egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l'equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione". Il testo ribadisce che l'occupazione israeliana è "un'ingiustizia politica imposta ai palestinesi", che nessun cristiano può giustificare con pretese teologiche. Il conflitto israelo-palestinese è inoltre il "focolaio principale" dei vari conflitti mediorientali.

DIALOGO TRA LE RELIGIONI - Il punto centrale dell’Instrumentum Laboris è il rapporto con ebraismo e Islam e il dialogo interreligioso. La Chiesa auspica che israeliani e palestinesi "possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti" e ribadisce "la ferma condanna dell’antisemitismo, sottolineando che gli attuali atteggiamenti negativi tra popolo arabo e popolo ebreo sembrano piuttosto di carattere politico e dunque estranei ad ogni discorso ecclesiale".

IL RUOLO DEI CRISTIANI - In tutto questo "i cristiani - si legge nel documento - sono chiamati a portare uno spirito di riconciliazione basata sulla giustizia e l’equità per le due parti". Ma il rapporto con i mondo musulmano non sempre è facile e questo emerge chiaramente dall'Instrumentum: "Le relazioni tra cristiani e musulmani sono spesso difficili, soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini, mentre essi sono cittadini di questi Paesi già da ben prima dell’arrivo dell’Islam. La chiave del successo della coesistenza tra cristiani e musulmani dipende dal riconoscere la libertà religiosa e i diritti dell’uomo". Cristiani e musulmani "sono chiamati a lavorare assieme per promuovere la giustizia sociale, la pace e la libertà e difendere i diritti umani e i valori della vita e della famiglia". Per quanto riguarda il dialogo con gli ebrei, il documento assembleare lo definisce "essenziale, benchè non facile" risentendo appunto del conflitto israelo-palestinese.

"SUPERARE LE BARRIERE" - Nel corso dell'omelia della messa allo stadio di Nicosia, Benedetto XVI aveva invece spiegato che "abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è la prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati". Il pontefice ha anche rivolto una nuova esortazione ai cristiani dell'area mediorientale, dopo quella di sabato pronunciata durante la messa nella chiesa di Santa Croce, perchè superino le loro differenze, siano capaci di portare "pace e riconciliazione dove ci sono i conflitti, ed offrire al mondo un messaggio di speranza". Il Papa invita a dire no a "egoismo, avidità e sfiducia verso gli altri". Durante la celebrazione, nel suo ultimo giorno di permanenza a Cipro, Benedetto XVI osserva come "ciascuno di noi che apparteniamo alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con lui". E ancora: "Siamo chiamati a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finchè egli venga".

Redazione online

06 giugno 2010

 

 

 

 

Tensione tra Gerusalemme e Ankara, Erdogan pronto a partecipare a una spedizione

Israele oggi espelle tutti i pacifisti fermati

Gli 11 passeggeri e gli 8 membri dell'equipaggio della "Rachel Corrie" saranno rimpatriati nei rispettivi Paesi

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La "Rachel Corrier", la nave pacifista intercettata sabato dalla Marina israeliana (Emblema)

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MILANO - Gli 11 passeggeri e gli 8 membri dell’equipaggio della nave irlandese "Rachel Corrie", intercettata sabato dalla Marina militare israeliana e dirottata al porto di Ashdod, saranno espulsi oggi da Israele. Lo ha reso noto il portavoce del servizio immigrazione israeliano: "Tutte le persone a bordo dell’imbarcazione saranno espulse domenica, dopo aver firmato un documento nel quale affermano di rinunciare a qualsiasi azione legale contro il provvedimento (di espulsione)", ha dichiarato il portavoce. Fra i passeggeri, 5 irlandesi e 6 malesi, vi è anche il premio Nobel per la pace 1976, la nordirlandese Mairead Maguire, 66 anni, nota paladina della causa palestinese.

L'ABBORDAGGIO - Ieri la loro nave, carica di aiuti umanitari per la popolazione palestinese della Striscia di Gaza era stata abbordata dalle forze armate israeliane e costretta a dirigersi verso il porto israeliano di Ashdod. L'operazione, diversamente dal blitz delle forze armate contro la nave turca intercettata lunedì, si è svolta senza spargimenti di sangue. Una circostanza, questa, evidenziata dallo stesso governo israeliano che ha voluto in questo modo marcare una differenza tra gli attivisti presenti sulla nave irlandese, che non hanno opposto resistenza, e quelli della nave turca, considerati da Gerusalemme dei "terroristi", che invece avevano tentato di contrastare l'abbordaggio (secondo Israele erano armati) scatenando la reazione dei militari. Nello scontro erano rimasti uccisi nove dei partecipanti alla spedizione.

IL RUOLO DI ERDOGAN - Intanto restano tesi i rapporti diplomatici tra Israele e la Turchia. Il premier turco Recep Tayyp Erdogan - che il quotidiano israeliano Maariv oggi definisce senza mezzi termini, con un titolo a tutta pagina, "il piromane" -, da sempre vicino all'Ihh, l'associazione che ha organizzato la spedizione, ha infatti ipotizzato di partecipare personalmente a una prossima spedizione, non escludendo il coinvolgimento della Marina turca che potrebbe scortare le imbarcazioni durante la navigazione in acque internazionali. Proprio in acque internazionali è avvenuto l'abbordaggio delle navi ed è questo motivo di polemica sul fronte diplomatico internazionale. Tuttavia c'è anche chi guarda con interesse al premier turco come possibile mediatore nei rapporti con Hamas. Il rabbino-colono Menachem Froman, che nei giorni scorsi è stato ricevuto da Erdogan dopo un fitto scambio epistolare durato mesi, ha infatti rivelato che il capo del governo di Ankara si prodigherà per cerare di liberare Ghilad Shalit, il soldato israeliano da quattro anni prigioniero a Gaza. Secondo il rabbino Froman non è necessariamente negativo per Israele il recente avvicinamento della Turchia a Hamas e a Paesi islamici radicali come Iran e Siria. "Gli ho detto che proprio in questa posizione egli potrebbe contribuire a favorire la pace fra Israele e i suoi vicini. Ho la sensazione - ha aggiunto, in un'intervista alla radio militare - che torneremo ad incontrarci".

Redazione online

06 giugno 2010

 

 

cinque metropoliti ortodossi disertano il pranzo per protesta

Il Papa ai cristiani di Cipro:

"Non lasciate il Medio Oriente"

"La vostra sola presenza è espressione del Vangelo della pace e dell'impegno della Chiesa al dialogo"

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Benedetto XVI e l'arcivescovo Chrysostomos II (Epa)

Benedetto XVI e l'arcivescovo Chrysostomos II (Epa)

MILANO - Papa Benedetto XVI, durante la messa celebrata sabato sera nella parrocchia di Santa Croce a Nicosia, al secondo giorno della sua visita a Cipro, ha esortato le minoranze cristiane e soprattutto i religiosi, a non cedere alla tentazione di emigrare dal Medio Oriente. La loro presenza, ha sottolineato, è un segno di "speranza" per la regione. "Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale - ha detto il papa - dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore". "Dove i cristiani sono in minoranza, dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose, molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso. In situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo, è un segno straordinario - ha aggiunto - di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella regione". "La loro sola presenza - ha concluso - è un'espressione eloquente del Vangelo della pace" e "dell'incrollabile impegno della Chiesa al dialogo".

L'INCONTRO CON POLITICI - Già in mattinata, durante l'incontro con le autorità civili e il corpo diplomatico locale nei giardini del palazzo presidenziale a Nicosia, papa Benedetto VI aveva affermato che solo persone dotate di una "chiara visione morale" e di "coraggio" possono servire il bene comune e la pace. L'ampio discorso sul ruolo dei diplomatici e dei politici è stato arricchito da riferimenti agli antichi filosofi greci, da Platone a Aristotele, ma anche ai grandi filosofi islamici e cristiani. Nella vita di pubblico servizio, ognuno "deve essere impegnato a servire il bene degli altri nella società, a livello locale, nazionale ed internazionale" ha detto il Papa. Ciò aiuta a prendere "le giuste decisioni" e a "promuovere una genuina riconciliazione" nelle crisi internazionali. Occorre "destrutturare le ideologie politiche" perché "soppiantano la verità", ha aggiunto il pontefice, e le "esperienze tragiche del XX secolo" lo hanno dimostrato perché "hanno posto in evidenza l’inumanità che consegue dalla soppressione della verità e della dignità umana".

I TEMI ETICI - Il Papa ha toccato quindi i temi della morale, affermando che senza un riferimento chiaro ai principi etici della "legge naturale" il mondo rischia di diventare un "luogo pericoloso": "Anche ai giorni nostri - ha ammonito - siamo testimoni di tentativi di promuovere pseudo valori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani". Compito delle autorità pubbliche è invece quello di "promuovere la verità morale" e "fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale". "Individui, comunità e stati senza la guida di verità morali oggettive, diverrebbero egoisti e senza scrupoli, ed il mondo sarebbe un luogo pericoloso per viverci", ha avvertito.

Nicosia: il papa davanti al monumento all'arcivescovo Makarios (Epa)

Nicosia: il papa davanti al monumento all'arcivescovo Makarios (Epa)

VERSO LA RIUNIFICAZIONE - Il presidente cipriota Dimitris Christofias, nel suo discorso in risposta al Papa, ha a sua volta sottolineato che "il dialogo non indebolisce, ma rafforza. È la vera alternativa alla violenza. Niente è perduto con il dialogo". "Nessun odio, nessun conflitto, nessun muro può resistere alla preghiera, all'amore paziente che si fa dialogo, al perdono", ha aggiunto il capo di Stato, chiaramente riferendosi all'occupazione militare della zona settentrionale dell'isola da parte della Turchia che va avanti dal 1974. La scelta dei termini è comunque inconsueta per il primo presidente di estrazione politica comunista di Cipro. Christofias ha ribadito che "la storia dolorosa dell'isola rafforza dentro di noi il desiderio di pace, non solo per la nostra isola, ma per tutta la zona circostante. La nostra vicinanza al Medio Oriente non è solo geografica, ma anche umana". La riunificazione di Cipro è possibile, ha detto ancora Christofias, "in una federazione bizonale e bicomunale con equità politica delle due comunità" e la Turchia "che aspira a diventare membro dell'Ue a tutti gli effetti, ha l'incentivo di cambiare la sua politica", ma Ankara deve rispettare "tutti gli impegni assunti verso l'Ue ed i suoi Stati membri". "È arrivato il momento di capire che deve prevalere il rispetto del diritto internazionale - ha aggiunto - perché, in caso contrario, si creano rischi per la stabilità in tutta l'area del Mediterraneo orientale. I drammatici sviluppi degli ultimi giorni a Gaza - ha concluso - dovrebbero preoccuparci".

LO SCANDALO PEDOFILIA - Il pontefice si è poi recato in visita alla piccola comunità cattolica maronita nella scuola elementare di San Marone a Nicosia, dove nel suo discorso ha affrontato anche lo scandalo dei preti pedofili. Benedetto XVI ha ricordato che "in quest'Anno Sacerdotale che si sta chiudendo, la Chiesa ha guadagnato una rinnovata consapevolezza del bisogno di sacerdoti buoni, santi e ben preparati. Essa desidera uomini e donne religiosi completamente sottomessi a Cristo, dediti a diffondere il regno di Dio sulla terra". Il Papa ha esortato i maroniti, antica chiesa orientale riunificatasi con Roma, a "guardare alla profonda comunione" con il cattolicesimo mondiale. A Cipro, durante l'invasione turca del 1974, molti maroniti sono stati costretti a fuggire e a trasferirsi nel sud, abbandonando le loro case. I maroniti, che in tutto sono solo alcune migliaia, hanno tributato un'accoglienza piena di calore e affetto a Benedetto XVI, che ha parlato nel cortile della scuola davanti a centinaia di famiglie e bambini. Prima che il Papa arrivasse a Cipro, due organizzazioni ortodosse avevano inviato una lettera al Procuratore generale dell'Isola, la massima autorità giudiziaria, perché emettesse un mandato di cattura contro il pontefice, in quanto responsabile ultimo degli abusi compiuti dai preti pedofili cattolici. A firmare la missiva erano stati Costantino Kourtellaris, del Centro Studi e ricerche di san Cosma Aitolos, e Mark Eurgenicus del Centro Studi padri ortodossi. L'iniziativa non ha avuto alcun seguito.

"30 MILA ICONE RUBATE" - In un secondo incontro con l'arcivescovo ortodosso cipriota, Chrysostomos II, il papa ha auspicato l'impegno di tutti per una "giusta soluzione" ai problemi di Cipro.Venerdì i due si erano visti durante la cerimonia ecumenica a Paphos, e Chrysostomos aveva pronunciato una requisitoria contro la Turchia. Sabato, nella cattedrale dell'arcivescovado ortodosso, ha accolto il Papa con parole esclusivamente di benvenuto. Insieme hanno poi visitato il museo delle icone: illustrandolo al Pontefice il direttore Yannis Eliades ha denunciato che circa 30 mila opere d'arte sono sparite dalle chiese nella zona nord dell'Isola occupata dai turchi. Benedetto XVI è stato poi accompagnato nella cappella privata e nell'appartamento di Makarios III, arcivescovo e primo presidente della Cipro indipendente. In un breve discorso, il papa ha detto di pregare "perché tutti gli abitanti di Cipro, con l'aiuto di Dio, trovino la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi che ancora sono da risolvere, impegnandosi per la pace e la riconciliazione e costruendo per le generazioni future una società che si distingua per il rispetto dei diritti di tutti, inclusi i diritti inalienabili alla libertà di coscienza e alla libertà di culto".

IL PRANZO DISERTATO - Cinque metropoliti ortodossi su 17 del Santo Sinodo della Chiesa di Cipro hanno disertato il pranzo con il Papa, organizzato dall'arcivescovo Chrysostomos. A capeggiare il drappello dei dissenzienti è stato Anastasios, metropolita di Limassol, il quale, nel giorni scorsi, aveva definito Benedetto XVI un "eretico" che non avrebbe mai dovuto posare piede in terra ortodossa.

IL LEADER MUSULMANO - Benedetto XVI si era reso disponibile ad un incontro con il Gran Muftì, massima autorità islamica cipriota, che risiede nel Nord, ma quest'ultimo non si è presentato. È venuto invece un anziano leader Sufi, lo sceicco Mehmet Nazim Adil Al - Haquani, che ha oltrepassato per questo la linea verde che divide anche a Nicosia la repubblica turco cipriota dal resto del Paesee. Lo sceicco, accompagnato da alcuni suoi discepoli, si è seduto ad aspettare il Papa lungo la linea verde. Benedetto XVI stava uscendo dalla Nunziatura per dirigersi alla parrocchia della Santa Croce, entrambe nella zona di nessuno, controllata dai caschi blu. Quando ha visto lo sceicco si è fermato per salutarlo. Nazin si è scusato: "Mi perdoni se ho aspettato seduto su questa sedia, ma sono molto vecchio". Benedetto XVI, che già indossava i paramenti per la messa, ha sorriso: "Sono vecchio anche io", ha risposto. Poi lo sceicco gli ha spiegato che lui vive proprio dall'altra parte della linea verde e quando ha saputo che il Papa di Roma era in città ha voluto incontrarlo. Già in passato aveva conosciuto Giovanni Paolo II, durante un incontro interreligioso. Nazim - ha detto il portavoce vaticano - ha fatto tre doni "bellissimi" a Ratzinger: un bastone intarsiato, una tavoletta con incise parole di pace in arabo e un rosario musulmano per la preghiera. Il papa ha ricambiato con una medaglia di pontificato. Alla fine, l'anziano sufi e il pontefice si sono abbracciati. Nazim ha chiesto a Benedetto XVI di "pregare per lui". "Certamento lo farò - gli ha risposto Ratzinger - pregheremo l'uno per l'altro".

Redazione online

05 giugno 2010

 

 

 

 

 

 

Tra i prossimi obiettivi c'è la Svizzera, che vorrebbe vietare i minareti nel Paese

La milizia politico-religiosa di Erdogan

L'Ihh, l'associazione che ha organizzato la spedizione è lo strumento di pressione nelle mani del premier turco

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Bulent Yildirim, il leader dell'Ihh, l'organizzazione che ha promosso la sfida navale a Israele (Reuters)

Bulent Yildirim, il leader dell'Ihh, l'organizzazione che ha promosso la sfida navale a Israele (Reuters)

WASHINGTON – La flottiglia di Gaza è solo l’inizio. Nelle intenzioni del premier turco Erdogan, l’IHH (Insan Haklary Ve Hurriyetleri Vakfi), l’associazione che ha organizzato la spedizione, deve trasformarsi in uno strumento di pressione. Politica e religiosa.

OBIETTIVO SVIZZERA - Il prossimo obiettivo, per il quale c’è già stato uno stretto coordinamento tra gli attivisti e il governo, sarà la Svizzera. L’IHH, con l’aiuto di Ankara, dovrebbe lanciare una campagna contro il no della Confederazione elvetica alla costruzione di minareti nel Paese. L’idea di Erdogan è di usare l’IHH come un lungo braccio di influenza. E per questo ha garantito pieno appoggio al suo leader Bulent Yildirim. Il governo, come prima mossa, avrebbe deciso di rimborsare l’associazione con due milioni di dollari a coperture delle spese sostenute per acquistare due dei battelli impiegati nella sfida a Israele. Un gesto tangibile che rappresenta un sigillo agli stretti rapporti.

PRIMA DI ERDOGAN - Prima dell’arrivo al potere di Erdogan, l’IHH era guardata dai servizi turchi con grande sospetto. La polizia e l’intelligence ritenevano che fosse troppo legata ad ambienti radicali. Non solo: c’erano stati fitti scambi di informazione con colleghi occidentali sulla pericolosità del gruppo. E nel 1998 la sede dell’associazione era stata perquisita dalla polizia che cercava delle armi. Ma quando Erdogan è diventato premier tutto è cambiato. Il capo del governo ha visto in Yldirim e nell’IHH un formidabile strumento di propaganda. E’ cresciuta così la collaborazione e sul movimento sono arrivati, senza troppi controlli, anche finanziamenti esterni. In particolare dall’Iran dalle potenti "bonyad" - fondazioni legate al regime – e da associazioni saudite. L’IHH ha potuto in questo modo estendere in modo più "pulito" le attività messe in piedi negli anni ‘90 da alcuni militanti poi entrati nella formazione. All’epoca erano emerse sponde "interessanti" con elementi sospettati di terrorismo.

I CONTATTI CON HAMAS - In vista dell’operazione Gaza, Yldirim ha accentuato i contatti con Hamas e l’IHH ha si è dedicata alla raccolta fondi in favore del movimento palestinese e ampliato l’attività di propaganda. Un asse consacrato da due incontri importanti tra Yldirim e i capi di Hamas. Il primo nel gennaio 2009 con Khaled Meshal e il secondo, sei mesi fa, con Ismail Haniyeh. Consultazioni benedette dai turchi in vista della grande sfida nel Mediterraneo.

Guido Olimpio

06 giugno 2010

REPUBBLICA

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2010-06-06

LA VISITA

Da Cipro il monito del Papa per il M.O.

"Stop a tensione, o sarà bagno di sangue"

Il pontefice presenta l'Instrumentum Laboris, il documento base del prossimo sinodo vaticano dedicato alla regione mediorientale. "L'estremismo islamico è una minaccia per tutti"

Da Cipro il monito del Papa per il M.O. "Stop a tensione, o sarà bagno di sangue"

NICOSIA - Messa di saluto a Cipro, durante la quale il papa invita ad "abbattere le barriere", a dire no a "egoismo, avidità e sfiducia verso gli altri". Ma, soprattutto, un duro monito alle grandi potenze e anche ad Israele sulla pace in Medio Oriente. È il senso dell'"Instrumentum laboris" per il sinodo che si terrà a ottobre in Vaticano, presentato oggi da Benedetto XVI, nel quale si afferma che è necessario porre fine subito alle tensioni, oppure si andrà incontro ad un bagno di sangue.

Il conflitto israelo-palestinese. "Da decenni - si legge nel documento - la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l'egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l'equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione". Nel testo, che costituisce il documento di lavoro dell'assise dei vescovi (pubblicato in 4 lingue: arabo, francese, inglese e italiano), si ribadisce che l'occupazione israeliana è "un'ingiustizia politica imposta ai palestinesi", che nessun cristiano può giustificare con pretese teologiche.

La minaccia dell'estremismo islamico. L'esortazione a cercare la pace, ma anche la denuncia della minaccia che l'estremismo islamico, in continua crescita in tutto il Medio Oriente rappresenta "per tutti, cristiani, ebrei e musulmani": c'è anche quanto nel documento base del prossimo sinodo vaticano dedicato alla regione mediorientale.

Gli obiettivi del sinodo. "Confermare e rafforzare i cristiani nella loro identità mediante la parola di Dio e i sacramenti" e "ravvivare la comunione ecclesiale tra le chiese". Sono questi i principali obiettivi del sinodo, in programma in Vaticano dal 10 al 24 ottobre. Ma l'assise dei vescovi sarà anche l'occasione per rafforzare "l'impegno ecumenico e il dialogo con ebrei e musulmani per il bene dell'intera società e perché la religione, soprattutto di quanti professano un unico Dio diventi sempre di più motivo di pace". Il summit "intende fornire ai cristiani le ragioni della loro presenza in una società prevalentemente musulmana, sia essa araba, turca, iraniana o ebrea nello stato di israele".

(06 giugno 2010)

 

 

 

L'UNITA'

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2010-06-06

Medio Oriente, monito del Papa: "Occupazione israeliana destabilizzante"

Stretti tra il fondamentalismo islamico, l'autoritarismo di molti regimi dell'area e l'occupazione "ingiusta" dei territori palestinesi da parte di Israele, i cristiani arabi, iraniani, turchi sono costretti alla fuga e la loro scomparsa mette in pericolo non solo l'identità della Chiesa, che nel Medio Oriente affonda le sue radici, ma anche un futuro di democrazia e pluralismo per l'intera area. È il monito di fondo lanciato dal documento vaticano, l'Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, presentato stamane a Cipro da papa Ratzinger. Nel testo si osserva che dalla capacità di costruire una convivenza con i musulmani, con i quali i rapporti sono spesso "difficili", dipende in gran parte "il nostro futuro". Il documento, una quarantina di pagine tradotte in inglese, francese, italiano e arabo, invoca l'attenzione del mondo verso il ruolo fondamentale dei cristiani mediorientali, ma, allo stesso tempo, chiede alle comunità locali di trasformarsi in "minoranze attive" e non "ghettizzate", di superare le divisioni liturgiche e le rivalità tra le varie chiese cattoliche orientali, di migliorare la propria formazione umana e spirituale, e di recuperare la trasparenza nella gestione del denaro. Denuncia il fondamentalismo islamico, "una minaccia per tutti", rigetta ogni tentazione di antisemitismo, ma osserva che il dialogo con gli ebrei "non è facile".

I cristiani del Medio Oriente rappresentano "una ricchezza" non solo per la Chiesa ma per l'intero mondo democratico. È dunque una "grave responsabilità " la loro difesa, spiega il documento, denunciando come "nel gioco delle politiche internazionali si ignora spesso la loro esistenza". I cristiani - ricorda l'Instrumentum laboris - "appartengono a pieno titolo al tessuto sociale e all'identità stessa" della regione, sono stati "i pionieri della Nazione araba" e la loro scomparsa rappresenterebbe "una perdita per il pluralismo del Medio Oriente". In particolare i cattolici - esorta il Vaticano - "sono chiamati a promuovere il concetto di 'laicità positiva' dello Stato per "alleviare il carattere teocraticodi alcuni governi e permettere" più uguaglianza tra i cittadini di religioni differenti favorendo così la promozione di una democrazia sana".

"Le relazioni tra cristiani e musulmani sono, più o meno spesso, difficili soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini", si legge nel testo. Il documento rilancia tuttavia un giudizio di Benedetto XVI:"il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro".

OCCUPAZIONE ISRAELIANA INGIUSTA E DESTABILIZZANTE "Da decenni, la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l'egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l'equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione", denuncia il documento che ribadisce come l'occupazione israeliana sia "un'ingiustizia politica imposta ai palestinesi", che nessun cristiano può giustificare con pretese teologiche, come fanno alcuni movimenti neo-evangelici sionisti. Nel ribadire la condanna per ogni forma di antisemitismo, la Chiesa definisce il dialogo con gli ebrei "essenziale, benchè non facile".

06 giugno 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-06-06

Il Papa: basta sangue tra israeliani e palestinesi. Trovare strada per la pace

dal nostro inviato Carlo MarroniCronologia articolo6 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2010 alle ore 14:54.

NICOSIA - Appello del Papa per fermare l'escalation di tensioni e violenza in Medio Oriente, chiaramente riferito alla tragica vicenda dei pacifisti della Freedom Flottilla morti al largo di Gaza per l'attacco delle forze armate israeliane. Da Nicosia, dove oggi ha celebrato la messa conclusiva del suo 16.esimo viaggio all'estero, Benedetto XVI ha detto nell'omelia che è "urgente" che la comunità internazionale intervenga per porre fine alla tensioni in Terra Santa, prima che si arrivi ad un "bagno di sangue".

Una richiesta quella del Papa particolarmente significativa a Cipro, divisa i due dal 1974, ma riferita anche alla Palestina, separata da Israele da un muro: "Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è la prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati". Parole che fanno da cassa di risonanza alle affermazioni contenute nell'Istrumentum Laboris, il documento-base per il Sinodo della Chiesa sul Medio Oriente che si terrà in Vaticano in ottobre, reso noto oggi. "Da decenni, la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l'egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l'equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione".

Il testo ribadisce che l'occupazione israeliana è "un'ingiustizia politica imposta ai palestinesi", che nessun cristiano può giustificare con pretese teologiche. Il conflitto israelo-palestinese è inoltre il "focolaio principale" dei vari conflitti mediorientali. Ma il testo parla anche di altri paesi dell'area dove la situazione è difficile, dal Libano all'Iraq, e anche la Turchia, dove "il concetto attuale di laicità pone ancora problemi alla piena libertà religiosa del Paese". Parole che con tutta probabilità scaturiscono dal contributo arrivato nei mesi scorsi dal vescovo dell'Anatolia e presidente della conferenza episcopale turca, Luigi Padovese, assassinato giovedì scorso.

Il ricordo di Padovese, uomo del dialogo. Ieri Benedetto XVI ha nuovamente voluto ricordare il presule: "La notizia improvvisa e tragica morte di questo vescovo impegnato nel dialogo ci fa riflettere - ha detto - sulla vocazione cristiana in Medio Oriente". Infatti per il documento sul Sinodo i cristiani dell'area rappresentano "una ricchezza" non solo per la Chiesa ma per l'intero mondo democratico: la loro scomparsa minerebbe la possibilità di un futuro di pluralismo e di democrazia nella regione: e si denuncia che "nel gioco delle politiche internazionali si ignora spesso l'esistenza delle comunità cristiane". Parole che assumono particolare significato a quattro giorni dalla tragica fine del vescovo, che la Santa Sede, lo stesso Papa, hanno immediatamente circoscritto a vicenda personale.

Intanto la polizia turca continua a sostenere che l'omicida, il ventiseienne Murat Altun già autista di Padovese, ha agito da solo, ma i dubbi e i punti oscuri continuano ad emergere, tanto che il Vaticano sta sollecitando – pur con discrezione - le autorità turche a dare risposte ai molti interrogativi ancora inevasi (specie sul reale stato di salute mentale di Altun, l'inspiegabile cancellazione del volo del vescovo per Cipro alla vigilia dell'arrivo del Papa, la presenza di eventuali complici nonostante le smentite). Domani i funerali ad Iskenderun e poi il trasporto della salma a Milano, dove si terranno cerimonie religiose in ricordo del vescovo, già frate cappuccino.

 

 

 

2010-06-05

Il Papa: basta sangue tra israeliani e palestinesi. Trovare strada per la pace

dal nostro inviato Carlo MarroniCronologia articolo6 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2010 alle ore 14:54.

NICOSIA - Appello del Papa per fermare l'escalation di tensioni e violenza in Medio Oriente, chiaramente riferito alla tragica vicenda dei pacifisti della Freedom Flottilla morti al largo di Gaza per l'attacco delle forze armate israeliane. Da Nicosia, dove oggi ha celebrato la messa conclusiva del suo 16.esimo viaggio all'estero, Benedetto XVI ha detto nell'omelia che è "urgente" che la comunità internazionale intervenga per porre fine alla tensioni in Terra Santa, prima che si arrivi ad un "bagno di sangue".

Una richiesta quella del Papa particolarmente significativa a Cipro, divisa i due dal 1974, ma riferita anche alla Palestina, separata da Israele da un muro: "Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è la prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati". Parole che fanno da cassa di risonanza alle affermazioni contenute nell'Istrumentum Laboris, il documento-base per il Sinodo della Chiesa sul Medio Oriente che si terrà in Vaticano in ottobre, reso noto oggi. "Da decenni, la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l'egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l'equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione".

Il testo ribadisce che l'occupazione israeliana è "un'ingiustizia politica imposta ai palestinesi", che nessun cristiano può giustificare con pretese teologiche. Il conflitto israelo-palestinese è inoltre il "focolaio principale" dei vari conflitti mediorientali. Ma il testo parla anche di altri paesi dell'area dove la situazione è difficile, dal Libano all'Iraq, e anche la Turchia, dove "il concetto attuale di laicità pone ancora problemi alla piena libertà religiosa del Paese". Parole che con tutta probabilità scaturiscono dal contributo arrivato nei mesi scorsi dal vescovo dell'Anatolia e presidente della conferenza episcopale turca, Luigi Padovese, assassinato giovedì scorso.

Il ricordo di Padovese, uomo del dialogo. Ieri Benedetto XVI ha nuovamente voluto ricordare il presule: "La notizia improvvisa e tragica morte di questo vescovo impegnato nel dialogo ci fa riflettere - ha detto - sulla vocazione cristiana in Medio Oriente". Infatti per il documento sul Sinodo i cristiani dell'area rappresentano "una ricchezza" non solo per la Chiesa ma per l'intero mondo democratico: la loro scomparsa minerebbe la possibilità di un futuro di pluralismo e di democrazia nella regione: e si denuncia che "nel gioco delle politiche internazionali si ignora spesso l'esistenza delle comunità cristiane". Parole che assumono particolare significato a quattro giorni dalla tragica fine del vescovo, che la Santa Sede, lo stesso Papa, hanno immediatamente circoscritto a vicenda personale.

Intanto la polizia turca continua a sostenere che l'omicida, il ventiseienne Murat Altun già autista di Padovese, ha agito da solo, ma i dubbi e i punti oscuri continuano ad emergere, tanto che il Vaticano sta sollecitando – pur con discrezione - le autorità turche a dare risposte ai molti interrogativi ancora inevasi (specie sul reale stato di salute mentale di Altun, l'inspiegabile cancellazione del volo del vescovo per Cipro alla vigilia dell'arrivo del Papa, la presenza di eventuali complici nonostante le smentite). Domani i funerali ad Iskenderun e poi il trasporto della salma a Milano, dove si terranno cerimonie religiose in ricordo del vescovo, già frate cappuccino.

 

Il Papa nei luoghi di San Paolo rilancia l'unità tra i cristiani

Cronologia articolo4 giugno 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 17:05.

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Il Papa, nella sua prima cerimonia a Cipro, non ha risposto in pubblico all'appello che gli ha rivolto l'arcivescovo ortodosso Chrysostomos II perché cooperi attivamente con i greco-ciprioti per porre fine all'occupazione turca di una parte dell'isola. Ha invece lanciato un'esortazione per l'ecumenismo tra i cristiani. Il luogo dov' è avvenuta la cerimonia è carico di simboli. A Paphos, dove il papa è sbarcato oggi, approdò nel lontano 45 San Paolo.

Da qui partì la diffusione del Vangelo. San Paolo arrivò a Cipro accompagnato da Barnaba, nel primo viaggio apostolico per predicare la parola di Cristo. L'apostolo delle genti riuscì perfino a convertire il proconsole romano, Sergio Paolo. "Fu quindi da questo posto - ha rimarcato il pontefice - che il messaggio del Vangelo cominciò a diffondersi in tutto l'impero, e la Chiesa, fondata sulla predicazione apostolica, fu capace di piantare radici in tutto il mondo fino ad allora conosciuto", ha osservato Benedetto XVI parlando nell'area archeologica di Paphos, dove sorge anche la chiesa di Aghia Kiriaki Chrysopolitissa, risalente al XIII secolo ed oggi aperta al culto di tutte le comunità cristiane". Sul palco, oltre al Papa e al capo della Chiesa greco-ortodossa di Cipro, anche una dozzina di metropoliti del Santo Sinodo locali. Attorno alle rovine, una folla di alcune centinaia di fedeli ortodossi e cattolici in festa. "Oggi - ha osservato il Papa - dobbiamo essere grati al Signore, il quale, mediante il suo Spirito, che ci ha condotto, specie negli ultimi decenni, a riscoprire la ricca eredità apostolica condivisa da Oriente e da Occidente, e, mediante un dialogo paziente e sincero, a trovare le vie per riavvicinarci l'un l'altro, superando le controversie del passato e guardando a un futuro migliore".

Il saluto in greco: la pace sia con voi. Dopo aver ricevuto l'omaggio di una decina di monaci e monache all'interno della chiesa di Kato Paphos, il Papa è uscito sul sagrato e ha salutato i fedeli rivolgendosi loro in greco. la lingua parlata a Cipro. Ha detto: "Saluti. La pace sia con voi. È una gioia essere qui con voi oggi". Quindi ha cominciato a parlare l'arcivescovo Chrisostomos II il cui discorso è stato tradotto quasi simultaneamente in italiano. Il Papa, entrato nella chiesa, si è fermato in preghiera per un paio di minuti davanti alle antiche icone che vi sono conservate davanti all'altare. Uscendo dalla antica chiesa della "Santissima Signora Ricoperta d'Oro" di Paphos, per raggiungere l'auto che lo attendeva per portarlo a Nicosia, il Papa ha costeggiato una transenna dietro la quale erano assiepati i fedeli del Patriarcato Latino. In due punti diversi del percorso, alcuni bambini hanno scavalcato la protezione, tollerati dagli uomini della sicurezza, e sono riusciti ad avvicinarsi. Benedetto XVI se li è così trovati davanti e con gioia ha potuto salutarli.

"Ciò che ci unisce e non quello che ci divide". Davanti alla straordinaria chiesa della "Santissima Signora Ricoperta d'Oro", il Papa ha presieduto un rito ecumenico insieme all'arcivescovo Chrysostomos II, capo della Chiesa Ortodossa di tutta Cipro, ricordando con lui che "da questo posto il messaggio del Vangelo cominciò a diffondersi in tutto l'impero e la Chiesa, fondata sulla predicazione apostolica, fu capace di piantare radici in tutto il mondo allora conosciuto". "La Chiesa a Cipro - ha osservato Ratzinger in proposito - può giustamente andare fiera del proprio collegamento diretto con la predicazione di Paolo, Barnaba e Marco e della comunione nella fede apostolica, che la lega a tutte quelle Chiese che custodiscono la stessa regola della fede". "Questa - ha poi aggiunto congedandosi da Chrysostomos - è la comunione, reale, benché imperfetta, che già ora ci unisce, e che ci sospinge a superare le nostre divisioni e a lottare per ripristinare quella piena unione visibile, che è voluta dal Signore per tutti i suoi seguaci".

La scomparsa di Padovese. Nella sua conversazione con i giornalisti prima della cerimonia, "il Papa ha espresso il suo profondo dolore per la morte di mons. Luigi Padovese, che, ha ricordato, ha molto contribuito alla preparazione del Sinodo per il Medio Oriente".

 

 

 

 

 

Vaticano: stop all'embargo su Gaza

Cronologia articolo3 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 19:00.

La Santa Sede ha chiesto lo stop dell'embargo nella Striscia di Gaza e si è detta anche favorevole a un'inchiesta indipendente sugli incidenti che hanno portato alla morte dei nove pacifisti. "Sono intervenuto per seguire la linea espressa dal Santo Padre - ha detto in un'intervista a Radio Vaticana monsignor Silvano Tomasi, rappresentante alle Nazioni Unite a Ginevra - affermando che la violenza non porta a nessun risultato costruttivo".

"No all'isolamento. Soluzione di lunga durata". Il diplomatico ha aggiunto che "è evidente dopo questo incidente che la politica adottata di questo isolamento della Striscia di Gaza non può funzionare perché bisogna prima di tutto dare una risposta positiva ai diritti fondamentali di cibo, acqua, medicinali, educazione per la popolazione di Gaza". "Dobbiamo tutti incoraggiare la comunità internazionale - ha continuato - e i Paesi più direttamente interessati a lavorare per una soluzione di lunga durata che non può essere altro - a questo punto - che quella di uno Stato palestinese e di uno Stato israeliano sicuro in modo che tra si possa eventualmente non solo rispettare le regole dell'indipendenza ma anche aprire la porta alla collaborazione"

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